Il deficit di ricombinazione omologa (HRD) si riferisce tipicamente a una compromissione a livello cellulare della funzionalità della riparazione della ricombinazione omologa (HRR). Questa condizione può derivare da vari fattori, tra cui mutazioni germinali nei geni correlati all'HRR, mutazioni somatiche e inattivazione epigenetica [1]. Gli studi del TCGA suggeriscono che circa la metà dei tumori ovarici sierosi di alto grado (HGSOC) può presentare HRD, ma solo il 20% circa delle pazienti è portatore di mutazioni BRCA1/2 patogene. L'HRD può derivare anche da altri fattori, come la metilazione di BRCA1 e le mutazioni in altri geni HRR [2].
La HRD può portare ad alterazioni genomiche specifiche, quantificabili e stabili. La perdita di eterogeneità (LOH), lo squilibrio allelico telomerico (TAI) e le transizioni di stato su larga scala (LST) sono utilizzati come indicatori della cicatrice genomica. La somma non ponderata di questi marcatori viene utilizzata come punteggio HRD [3]. Combinando le mutazioni patogene in BRCA1/2 con il punteggio HRD si può quasi raddoppiare la popolazione che beneficia del test rispetto al test per le sole mutazioni del gene BRCA1/2.
LO STATO HRD INDICA L'EFFICACIA DEGLI INIBITORI DELLA PARP
Il test clinico per l'HRD ha un valore applicativo significativo nel prevedere l'efficacia degli inibitori PARP nel trattamento del carcinoma ovarico avanzato. Può stratificare le pazienti affette da carcinoma ovarico, ottimizzare le decisioni terapeutiche e massimizzare il beneficio clinico degli inibitori PARP. Inoltre, nel carcinoma mammario, nel carcinoma pancreatico e nel carcinoma prostatico, il test HRD può avere un potenziale valore di guida per l'uso clinico degli inibitori di PARP o dei composti del platino [1].
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