Il Parvovirus B19 è il più piccolo virus conosciuto; fu scoperto nel sangue di donatori nel 1974 e ad oggi sono stati identificati tre diversi genotipi. É caratterizzato da un’alta stabilità nei confronti dei fattori ambientali e dei detergenti.
Le infezioni da Parvovirus B19 sono presenti in tutti il mondo, specialmente in primavera; attacchi epidemici possono verificarsi negli asili e nelle scuole. Il virus è trasmesso per aerosol, tramite il sangue o suoi derivati o attraverso la placenta; il periodo di incubazione è tra i 4 ed i 14 giorni e può essere rivelato nel siero di pazienti infetti tra il terzo ed il sedicesimo giorno dopo l’infezione.
Negli adulti sani la ricerca di anticorpi dà risultati positivi in circa il 70% dei casi. Le infezioni acute sono più frequenti tra i 6 ed i 15 anni. Nei bambini il virus causa la quinta malattia.
Quando compare l’esantema, il paziente non è più infettivo. In alcuni soggetti si possono verificare manifestazioni artritiche con artralgie. Il virus si replica negli eritroblasti causando anemia temporanea; l’infezione può portare complicazioni in pazienti immunocompromessi. Un’infezione in gravidanza può provocare inibizione di eritropoiesi nel feto con conseguenti anemia e idrope fetale fino anche alla morte.
La determinazione di anticorpi anti-Parvovirus B19 mediante metodica ELISA è il metodo standard per la diagnosi delle infezioni da Parvovirus: le IgM vengono rilevate fino a 3-5 mesi dall’infezione mentre le IgG appaiono dalla terza settimana dall’infezione e permangono per tutta la vita.