La biopsia con ago di Menghini è detta “per aspirazione”: infatti il tessuto viene in un primo momento tagliato dalla punta tranciante della cannula e successivamente aspirato all’interno della siringa. Nel “Menghini modificato”, la depressione è causata dal movimento di arretramento del mandrino che il medico compie mediante l’arretramento del pistone ad esso collegato. Nel “Menghini classico”, l’ago è sprovvisto di mandrino.
Il medico, successivamente all’introduzione dell’ago nel paziente, provvede alla pulizia del lume interno alla cannula mediante l’iniezione di una piccola quantità di soluzione fisiologica; poi, una volta liberato il lume dai tessuti inglobati durante l’introduzione, il medico procede all’aspirazione del tessuto interessato mediante l’arretramento del pistone della siringa. Il tessuto viene fermato all’interno della cavità della cannula da uno specillo che ne ottura il lume evitando che l’aspirazione faccia penetrare il tessuto nel cilindro del pistone. La biopsia epatica, fin da primo approccio di Iversen e Roholm (1939), è stata ed è attualmente utilizzata nella diagnostica delle epatopatie primitive e secondarie dovute a neoplasie, leucemie, linfomi nonché all’iperpiressia ad eziologia ignota.